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Blog di Tiziano Motti: Una Vita più Sana


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Lo zucchero nascosto nelle etichette alimentari

zuccheroLo zucchero è una delle sostanze più utilizzate nei cibi industriali. Se le etichette alimentari fossero più chiare e leggibili, i consumatori potrebbero verificare con i loro occhi la veridicità di questa informazione, ma purtroppo non è così.
Numerose aziende  produttrici nascondono la reale percentuale di zucchero contenuta negli alimenti, utilizzando strategie di marketing ben collaudate, e approfittando della generale disinformazione e inconsapevolezza alimentare. Molte persone, infatti, non sanno con esattezza come venga ottenuto lo zucchero contenuto negli alimenti, e quali effetti ne provochi l’assunzione, ma ne conoscono soltanto il potere dolcificante.
Le industrie alimentari utilizzano diversi tipi di zuccheri: bianco, di canna, fruttosio, glucosio, aspartame, xilitolo, il miele, stevia, melassa, ecc., ma il più usato è quello raffinato, che, tra l’altro, è anche il più conosciuto. Apprendere come si ottiene e quali siano le caratteristiche nutrizionali di questa sostanza è, dunque, fondamentale.

Lo zucchero bianco è il prodotto di un elaborato processo di raffinazione della canna o della barbabietola da zucchero, che gli toglie progressivamente le sostanze nutritive; nello stesso processo, al prodotto vengono inoltre aggiunte sostanze dannose per l’organismo, come il bario, l’anidride carbonica e l’anidride solforosa, quest’ultima utilizzata al solo scopo di fargli assumere il caratteristico colore bianco.
Durante la lavorazione, lo zucchero perde i nutrienti essenziali, in particolare il calcio; per questo motivo, cercherà di sottrarlo dal corpo, indebolendo, oltre ai denti e alle ossa, l’intero organismo, dato che questo elemento è responsabile del buon funzionamento del sistema immunitario. E’ proprio per questo motivo, oltre che per il suo alto apporto calorico e per i suoi effetti negativi sul tasso glicemico, che molti produttori cercano di mascherare la  presenza dello zucchero negli alimenti.

Durante una puntata delle trasmissione Vivere Meglio, l’eurodeputato Tiziano Motti è stato interpellato da uno spettatore che aveva notato alcune ambiguità nell’etichetta di un alimento. Motti ha spiegato che, alcune aziende, per occultare la quantità di zucchero presente in un alimento, ricorrono all’escamotage di elencare gli zuccheri singolarmente – ad esempio: saccarosio, glucosio, fruttosio – per non rivelarne la percentuale complessiva contenuta.
C’è dunque da chiedersi come ci si possa tutelare dagli inganni delle industrie alimentari.
Il primo strumento di difesa, che lo stesso onorevole del PPE ha sempre messo al primo posto nella sua attività politica e sociale, è l’informazione; per Motti uno dei diritti più importanti dei cittadini è poter conoscere e scegliere ciò che si mangia.
Un secondo passo verso la consapevolezza alimentare è, inoltre, quello di osservare con attenzione le etichette dei cibi, e di riflettere sui messaggi veicolati dalle pubblicità.

E’ di pochi mesi fa il caso di una famosa azienda produttrice di marmellate, che è stata multata per aver divulgato pubblicità ingannevole e informazioni non veritiere sulle etichette dei propri prodotti. Per quanto l’azienda in questione possa essere  considerata“virtuosa” proprio per il fatto di non utilizzare zucchero bianco, coloranti, additivi e altre sostanze dannose per l’organismo, a onor del vero bisogna dire che non è stata fino in fondo trasparente nei confronti dei consumatori; le etichette dei prodotti in questione, che riportavano la dicitura “senza zuccheri aggiunti”,  inducevano infatti  le persone a credere che i prodotti fossero dietetici o adatti ai diabetici, anche se non era così.
Secondo il Regolamento (CE) n. 1924/2006  del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione Europea, se un alimento contiene in natura zuccheri (come quelli della frutta), nella sua etichetta dovrebbe figurare la dicitura “contiene in natura zuccheri” , prescrizione che l’azienda non ha rispettato.
Il caso delle marmellate senza zuccheri aggiunti mostra quanto sia importante il potere dei messaggi trasmessi al consumatore, e lo invita, ancora una volta, a tenere gli occhi aperti.


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Alimentazione “green”: quanto di davvero bio sulle nostre tavole?

Sono state recentemente sequestrate più di 1500 tonnellate di falso bio.
L’operazione Green War, messa a punto dal Comando Provinciale di Finanza di Pesaro, in collaborazione con l’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi prodotti agroalimentari, ha scoperto un traffico illegale di granaglie destinate agli animali, e soprattutto agli esseri umani.
Sembra che le ingenti quantità di soia, mais, lino e grano tenero intercettate, di biologico non abbiano proprio nulla. Si tratta infatti di OGM, e di varietà contaminate da pesticidi.

Ci si chiede come sia possibile che prodotti simili possano circolare liberamente nei territori dell’Unione Europea, e giungere fin quasi alle nostre tavole.
La risposta è presto detta. Per aggirare i controlli, le società nazionali che gestivano finanziariamente le aziende coinvolte, operanti in Moldavia, Ucraina e India, si servivano di una società italiana che sdoganava le derrate alimentari a Malta. Con questo espediente, i falsi bio arrivavano in Emilia Romagna, Sardegna, Molise, Marche e Abruzzo, senza incontrare alcun ostacolo. Per la truffa sono indagate 23 persone e circa 10 aziende, ma questo è solo l’inizio.

Proprio in questi giorni, Parlamento Europeo, Consiglio dell’UE e  Commissione Europea si riuniscono per approvare la Riforma della Politica Agricola Comune “verso il 2020”.
Le associazioni di settore, come la Cia e la Confagricoltura, stanno inviando in tal senso alcune proposte all’UE. Le proposte riguardano temi “caldi” del programma “2020”, come l’innovazione e lo sviluppo sostenibile, ma anche il rafforzamento del mercato agricolo italiano, che comprende sia piccoli coltivatori che grandi aziende.
Immancabili pure i riferimenti al biologico, per il quale si chiede una regolamentazione che possa tutelare i consumatori ma soprattutto i produttori, rendendo il bio italiano competitivo, affinché possano diminuire drasticamente le importazioni.

Alla riunione UE sulla PAC 2020, parteciperà anche l’europarlamentare Tiziano Motti, impegnato da tempo in una battaglia per i diritti alimentari dei cittadini. Tramite l’associazione Europa dei diritti, l’eurodeputato dell’UDC svolge una continua attività di informazione sul cibo e sull’importanza di sapere cosa si mangia. A tal proposito, ha spesso risposto di persona, durante alcuni programmi televisivi, alle domande fatte da cittadini  “curiosi e attenti” sull’argomento. E sono tanti.

La regolamentazione del biologico è più che mai necessaria, soprattutto nel nostro paese.
In Italia, nel 2012 si è registrato un aumento dei consumi bio pari al 7,3 % , per non parlare dell’enorme numero di mense scolastiche che attualmente forniscono pasti di questo tipo.
L’ottemperazione della legge inerente, però, non è cresciuta di pari passo con tale incremento dell’importazione “verde”. Sono infatti ancora pochi i produttori che rendono nota la provenienza dei cibi riportandola sull’etichetta.
Nel frattempo, le nostre tavole si riempiono sempre più di cereali, biscotti, legumi, snack “bio”, ma nessuno può davvero garantirci che lo siano.